2. BIOMUSICOGRAFIA DEANDREIANA: I Miserabili

Questa biografia di De Andrè è stata scritta insieme a Marco Frigerio e Fabrizio Moscatelli, in un periodo imprecisabile, molti anni fa…

Una sera, raccontò Paolo Villaggio, piombò in casa Repetto un gatto randagio, che sputò per terra un topo morto. Un odore terribile. C’erano anche delle ragazze e tutti erano disgustati dalla scena. Ed ecco arrivare Fabrizio, che in un attacco di follia esibizionista fra le urla di orrore dei presenti fa: “Che schifo un cazzo, io me lo mangio anche un topo così”. Un amico esclamò: “Se lo mangi ti do quarantamila lire!”. Fabrizio si chinò, masticò il topo tra l’orrore generale, lo sputò e prese i soldi.

Con il futuro Fantozzi, Fabrizio condivise non solo le infinite notti in bianco a casa Repetto, passate a suon di poesia, arte, musica, alcool e “stronzate”, ma anche la stesura dei testi di alcune canzoni che sarebbero poi divenute celebri. Nei brani I fannulloni e Carlo Martello torna dalla battaglia di Poitiers, figli di questa collaborazione, si percepisce in modo chiaro la vena comica di Villaggio: specialmente il testo di Carlo Martello, è una parodia del perbenismo aristocratico incarnato dalla figura ridicola di un re che, impegnatissimo ad apparire un eroe, si dimostra nei fatti un uomo prepotente, mediocre e per di più spilorcio.

I fannulloni è invece il testo che meglio rappresenta il clima che si respirava nella compagnia:

Senza pretesa di voler strafare

Io dormo al giorno quattordici ore

Anche per questo nel mio rione

Godo la fama di fannullone…

Pur non avendo un’indole stacanovista, Fabrizio non era però neppure uno sfaccendato. Il 1962 fu un anno di svolta nella sua vita privata: a soli 22 anni si sposò con Puny, iniziò a lavorare come direttore amministrativo in una scuola privata del padre, proseguì gli studi in giurisprudenza e, dulcis in fundo, il 29 Dicembre vide la nascita del primo figlio, Cristiano.

Sono anni duri e impegnativi. La Karim pubblicò una decina di suoi 45 giri (singoli diremmo oggi) fino 1968, anno in cui Fabrizio divenne famoso al grande pubblico grazie all’interpretazione della canzone di Marinella da parte di Mina e decise di cambiare editore.

Marinella, Piero, Bocca di Rosa, il Michè, Giordie: sono solo alcuni dei volti che popolano l’ampia folla di miserabili cantati in quegli anni da De Andrè: “la sua scelta di campo per gli umili, gli straccioni, deriva dalla sua fedeltà alla tradizione politica del movimento anarchico e dalla straordinaria attrazione che ha avuto su di lui la figura di Gesù,  definito il più grande rivoluzionario di tutti i tempi”[1].

Che cosa pensi Fabrizio dei suoi miserabili, è espresso in modo fantastico nella Città vecchia, brano di quel periodo:

“Ma se capirai, se li cercherai fino in fondo

se non sono gigli son pur sempre figli

vittime di questo mondo”

Come disse in un’intervista, “Nella Città vecchia dimostro di avere sempre avuto, sin da giovane, pochissime idee, ma in compenso fisse, nel senso che in questa canzone già esprimo quello che ho sempre pensato, ovvero che ci sia ben poco merito nella virtù e ben poca colpa nell’errore”[2].

Con un po’ di sforzo, potremmo forse iniziare a capire con Fabrizio anche il gesto del vecchio pescatore che “versò il vino e spezzò il pane per chi diceva ho sete ho fame”, anche se questi era un assassino inseguito dai gendarmi. Nel vangelo si dice: ” Non giudicate, e non sarete giudicati. Non condannate e non sarete condannati”[3]: De Andrè, senza fede, non arriva forse a considerare gli ultimi, gli oppressi come beati, ma legge comunque la loro realtà da una prospettiva molto simile a quella di Gesù il quale non a caso, ben prima del pescatore, versò il vino e spezzò il pane.

Nel 1967 venne pubblicato il primo album di Fabrizio, intitolato Volume I: le prime quattro canzoni mettono subito in luce l’importanza del problema di Dio nel percorso  deandreiano, un Dio dai contorni molto labili, al quale De Andrè osa a volte dare addirittura dei consigli, come nel primo brano, Preghiera in gennaio, dove riferendosi ad un suicida, dice a Dio:

“ascolta la sua voce che ormai canta  nel vento

Dio di misericordia vedrai, sarai contento”

La voce in questione era quella di Luigi Tenco, morto suicida nel gennaio di quell’anno. Disse De Andrè in un’intervista: «Una sera sentii qualcuno toccarmi su una spalla, mi voltai e lo riconobbi, era Tenco. Mi apostrofò: “Sei tu che vai in giro a dire che Quando l’hai scritta tu?” E io: “Sì”. E lui: “Perché?”. “Per prender della figa” risposi. Lui si mise a ridere e diventammo amici» [4]. Tenco morì suicida il 27 gennaio 1967. La notte prima del funerale, Fabrizio scrisse di getto Preghiera in Gennaio, in onore appunto dell’amico.

L’anno seguente (1968) Fabrizio pubblicò il suo primo concept album (cioè con un unico filo conduttore, sia nei testi che nelle musiche), Tutti Morimmo a Stento, Cantata in si minore per solo, coro e orchestra, opera dai toni barocchi a da una certa rigidità retorica. Nell’album si parla, come disse lo stesso Fabrizio, “della morte psicologica, morale, mentale che un uomo normale può incontrare durante la vita”. “Tutti Morimmo a stento è un messaggio di disperato amore per tutti i diseredati cui una specie di morte morale impedisce di recuperare il perduto gusto della vita. E proprio la morte fornisce il fondale inquietante di questa cantata, un polittico che allinea tutto il triste campionario di unamità derelitta: tossicomani, impiccati, bimbi impazziti negli agghiaccianti jeux interdits di una guerra apocalittica, adolescenti traviate, falsi Babbi natale che cercano nell’amore di fanciulle ancora pure il brivido dimenticato della gioventù. Su tutto aleggia, nel dolente racconto dell’autore, la consapevolezza del proprio peccato e dell’impossibilità a riscattarsene, l’avidità di luce e di quiete cui fa riscontro la condanna all’ombra e al tormento”[5]. Destino comune a tutti gli uomini, “sian grandi sian piccini, sian furbi sian cretini”, è infine la morte, che fa di ogni desiderio umano “vanità di vanità”:

“Uomini, poiché all’ultimo minuto

Non vi assalga il rimorso ormai tardivo

Per non aver pietà giammai avuto

E non diventi rantolo il respiro:

sappiate che la morte vi sorveglia,

gioir nei prati o fra i muri di calce,

come crescere il gran guarda il villano

finché non sia maturo per la falce.”

Due linee guida dello stile di produzione artistica di Fabrizio furono per tutta la sua carriera il ricercare collaborazioni di amici alla stesura dei brani e il prendere ispirazione dalle molte buone letture; nel caso specifico di Tutti Morimmo a stento ritroviamo le idee di Mannerini, poeta anarchico suo amico e le rime di Villon, prosatore francese quattrocentesco.

Volume III apparve nel Dicembre dello stesso 1968, sulla cresta dell’onda. L’album ha un aspetto molto più eterogeneo e comprende fra l’altro nuove versioni di brani già pubblicati (Il testamento, Marinella, La guerra di Piero), una traduzione di Brassens (il celebre brano il Gorilla), e Il Re fa rullare i tamburi, tratta da una canzone popolare francese del XIV secolo.

Lo spirito di poeta maledetto di Fabrizio si evidenzia nell’interpretazione musicale di un sonetto di Cecco Angiolieri, S’i fosse foco, visione goliardica dell’esistenza che contrappone alla donna angelica del Dolce Stil Novo (simbolicamente accostabile al perbenismo borghese odiato da De Andrè) i piaceri passionali e transitori (la donna, la taverna e ‘l dado, per dirla con Cecco Angiolieri stesso), elementi rintracciabili anche in altre canzoni di Fabrizio.

Così come Angiolieri si prende beffa di tutto e di tutti, potenti in prima linea, allo stesso modo Brassens (e con lui Fabrizio) si prende gioco del potere attraverso la figura del Giudice allegramente violentato nell’erba alta da un Gorilla ancora vergine, inconsapevole autore della piccola vendetta di un poveretto ingiustamente giudicato e condannato dal giudice il giorno prima:

“Dirò soltanto che sul più bello

dello spiacevole e cupo dramma

piangeva il giudice come un vitello

negli intervalli gridava mamma

gridava mamma come quel tale

cui il giorno prima come ad un pollo

con una sentenza un po’ originale

aveva fatto tagliare il collo.

attenti al gorilla!

 


[1]Paolo Ghezzi, Il vangelo secondo De Andrè, Ancora 2003, pag. 132

[2]Luigi Viva, Vita di Fabrizio De Andrè, Feltrinelli 2000, pag. 7

[3]Luca 6, 37

[4]Come un’anomalia, Einaudi editore, 1999, pag 37

[5]Ivi, pag. 56-57

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1. BIOMUSICOGRAFIA DEANDREIANA: Dalla nascita al Michè

Questa biografia di De Andrè è stata scritta insieme a Marco Frigerio e Fabrizio Moscatelli, in un periodo imprecisabile, molti anni fa…

Quando nel 1980 morì Gorge Brassens, poeta e cantautore francese, De Andrè disse durante un’intervista apparsa poi su un quotidiano: “Pur avendone avuto la possibilità, non ho mai voluto conoscerlo personalmente, per evitare che diventasse una persona e magari scoprirlo anche antipatico. Per me è stato un mito, una guida, un esempio; è grazie a lui che mi sono avvicinato all’anarchismo. Egli rappresentava il superamento dei valori piccolo-borghesi e insegnò anche ai borghesi certe forme di rispetto ai quali non erano abituati. I suoi testi si possono leggere anche senza la musica. Per me è come leggere Socrate: ti insegna come comportarsi o, al minimo, come non comportarsi”.

Noi non conoscemmo mai De Andrè di persona. Non vedemmo mai neppure un suo concerto, forse perché eravamo troppo giovani: la nostra passione per i suoi testi e le sue canzoni nacque dopo la sua morte, pochi anni fa. Come De Andrè non volle conoscere Brassens, così noi non potemmo conoscere di persona Fabrizio. Ma, tutto sommato, forse è meglio così: vogliamo parlarvi di una persona che forse non è mai esistita se non nel nostro frequentare la sua musica e raffigurarcelo a nostro modo, come mito, come eroe, come leggenda…

“Signorina, permette che le legga la mano? Non abbia timore, so leggere nel futuro. Non ci crede? Dunque… Vedo chiaramente che lei sposerà… Un professore e avrà due figli. Uno assomiglierà a lei e l’altro… A me!”[1].

Così il signor Giuseppe De Andrè conobbe nel 1934 Luigia Amerio, sua futura moglie. Di lì a sei anni, alle dodici in punto del 18 febbraio 1940, sarebbe nato a Genova il loro secondo figlio, Fabrizio, sotto le note, si narra, del Valzer campestre di Gino Marinuzzi: la canzone sarebbe stata poi ripresa dallo stesso Fabrizio nel brano Valzer per un amore, dedicata alla madre.

Erano anni di guerra, e la famiglia De Andrè (padre escluso) si trasferì a Revignano D’Asti, in Piemonte. Bicio, soprannome dato al piccolo Fabrizio, vivrà la sua infanzia nel cuore della campagna, innamorandosi di quell’ambiente: “brucia energie e curiosità, si sporca di terra, sta con i contadini nei campi, guarda Nina, sua compagna di giochi, volare sulle corde dell’altalena”[2]. Questo clima, quest’atmosfera, non abbandonerà mai il suo cuore, tanto che nella seconda metà degli anni ’70 Fabrizio acquisterà un cascinale fuori dal mondo, a Tempio Pausania, in Sardegna, e vi si trasferirà a vivere.

Un giorno, all’improvviso, il piccolo Bicio vide ricomparire lo zio Francesco, di ritorno dalla guerra. Il suo volto scavato e i suoi racconti sul dramma dei campi di concentramento, sulle morti inutili, sulla fame e sugli abusi di potere, segneranno profondamente i molti testi antimilitaristi di Fabrizio: La ballata dell’eroe, La guerra di Piero, Girotondo e molti altri brani saranno l’espressione adulta dei segni lasciati nel fanciullo dalle parole dello zio.

Con l’arrivo del settembre del ’45 e della liberazione dell’Italia, la famiglia fece ritorno in una Genova desolata e distrutta. Fabrizio, privato degli spazi aperti, della vita bucolica e degli amici di infanzia ne risentì molto: fu nei vicoli, “nei quartieri dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi”, nelle bande di strada, che Bicio, crescendo, avrebbe ritrovato una nuova libertà, vissuta a suon di battaglie di ogni tipo, sassaiole, scontri con fucili ad aria compressa e razzi sparati sui pescatori.

Tra una “belinata” e l’altra gli anni passarono in fretta; studio del violino e Scuole elementari (le suore Marcelline, insegnanti, vennero subito ribattezzate da Bicio “Porcelline”) presero il via quasi contemporaneamente. Nell’estate del ’52 (a 12 anni!)  in vacanza“conobbe Georgette,una francese di circa trent’anni. Costei lo corteggiò per diversi giorni fino a che, con la scusa di fargli vedere un album di foto, lo fece salire in camera da lei”[3]. Fu la prima esperienza sessuale di una lunga serie, fra le quali la più scandalosa gli valse anche una citazione in tribunale: a sedici anni, innamoratosi di una coetanea tanto da decidere di sposarla, “una notte, dopo aver aperto la porta a spallate, entrarono in una chiesa e si misero a fare l’amore su una panca.(…) Sorpreso in flagrante, fu denunciato per violazione di luogo sacro, atti osceni in luogo sacro ed effrazione. Fabrizio se la cavò grazie all’intervento del padre, che convinse il parroco a ritirare la denuncia”[4].

Nel 1954 una piccola grande svolta: il padre, di ritorno dalla Francia, gli portò in regalo un 33 giri di Brassens. In Fabrizio si accese qualcosa: lo chansonnier francese non solo ispirò molti suoi testi (fra cui alcune traduzioni quali Il Gorilla, Morire per delle idee, Marcia Nuziale e Le Passanti) e musiche, ma lo spinse, ancora giovane, alla lettura di alcuni classici del pensiero anarchico-libertario, da Bakunin a Malatesta, passando per Kropotkin fino all’individualismo di Max Stirner.

Come cantò Brassens:

“Eppure non danneggio nessuno

Seguendo la mia strada di uomo tranquillo

Ma alle persone per bene non piace che

si segua una strada diversa dalla loro

No, alle persone per bene, non piace che

Si segua una strada diversa dalla loro…”[5]

Il concetto di fondo è semplice, come disse di se stesso Fabrizio: “il mio identikit, è quello di un libertario, tollerante. Se poi anarchico l’hanno fatto diventare un termine orrendo… in realtà vuol dire solo che uno pensa di essere abbastanza civile da riuscire a governarsi per conto proprio, attribuendo agli altri, con fiducia, le stessa capacità”.

Intanto Fabrizio sta frequentando il Liceo Classico: il confronto con il fratello maggiore (primo della classe) e anche con il padre (figura di spicco della “Genova bene”) avrebbe segnato profondamente le tappe della crescita di Fabrizio. Migliora musicalmente (abbandonando il violino e passando alla chitarra) e inizia a suonare e ad esibirsi con gruppi jazz e country.

Dal punto di vista dei rapporti personali, l’amicizia che più lo segnò fu quella con  un coetaneo, Rino Oxilia. In sella a una  vecchia Gilera erano soliti girare in lungo e in largo Genova e dintorni alla ricerca delle esperienze più disparate: dalle feste della giovane borghesia benpensante alle bettole di malaffare, la storia era sempre la stessa, alcol e belle ragazze disponibili

Un mercoledì santo, il professore di filosofia, soprannominato don Birillo, presentò alla classe un testo di Kierkegaard, in cui vi era un paragone fra la morte di Cristo e quella di Socrate. A fine lezione, raccontò il sacerdote, “è venuto dinnanzi alla cattedra e mi ha detto: “Don Giacomino, io non ti dico buona Pasqua, perché per me non ha senso (sapevo infatti che era piuttosto tormentato dal punto di vista della fede) però quel Gesù di cui hai parlato oggi piace anche a me. È un Gesù più umano”. Tutto questo mi riporta alla mente Si chiamava Gesù[6], testo in cui le vicende del figlio di Dio vengono rilette da una prospettiva diversa, scettica e al contempo molto rispettosa. Sono le  vicende di un uomo mortale che, appunto perché mortale, sembra esser degno di un’ammirazione tutta particolare: 

“ma inumano è pur sempre l’amore
di chi rantola senza rancore
perdonando con l’ultima voce
chi lo uccide fra le braccia di una croce.

(…)
E morì come tutti si muore
come tutti cambiando colore
non si può dire non sia servito a molto
perché il male dalla terra non fu tolto”
[7]

La figura di Cristo sarà al centro di un intero album, La buona novella, ispirato ai vangeli apocrifi.

A 18 anni Fabrizio andò via da casa. Dopo il diploma, iniziò a lavorare come segretario in una delle scuole del padre, pur potendo farne a meno, e intanto si iscrisse all’università (medicina, lettere e poi giurisprudenza), senza riuscire mai a laurearsi.

A 20 anni scrisse la sua prima celebre canzone, nel suo inconfondibile stile: La ballata del Michè. Ai tempi non era ancora celebre e avrebbe dovuto aspettare altri otto anni per farsi conoscere al grande pubblico.

Quella di Michè peraltro è la prima di una serie di indimenticabili suicidi: il binomio amore-morte è al centro di questa come di molti altri suoi brani. “Mille considerazioni si potrebbero svolgere intorno a questo vero e proprio topos della letteratura mondiale, ma molto più semplicemente mi permetto di prendere a prestito un’osservazione del filosofo Fernando Savater, il quale scrive: “ciò ch’è incompatibile con la morte non è vivere (la vita esige la morte) ma amare: l’amore disconosce la forza della morte, anche se amiamo consci della nostra mortalità e di quelli che amiamo”. Michè vive insomma il distacco dall’amata come un’esperienza di morte e, non riuscendo a elaborare questo “lutto”, col suo gesto intende sovrastare la morte fisica rendendo irreversibile e quindi eterno (in un senso tutto ideale, ovviamente) il proprio amore”[8].

[1]Luigi Viva, Vita di Fabrizio De Andrè, Feltrinelli, 2000, pag. 7

[2]Riccardo Bertoncelli, Belin, sei sicuro? Storia e canzoni di Fabrizio De Andrè, giunti, 2003, pag. 41

[3]Vita di Fabrizio De Andrè, pag. 36

[4]Vita di Fabrizio De Andrè, pag. 48

[5]Vita di Fabrizio De Andrè, pag. 60

[6]Vita di Fabrizio De Andrè, pag. 58

[7]Fabrizio De Andre’, Si chiamava Gesù, volume I, 1967

[8]http://www.giuseppecirigliano.it/La%20ballata%20del%20Miche’.htm

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5- Il muro di Berlino

POST PROVVISORIO

Con le conferenze di Yalta e Potsdam, a fine seconda guerra mondiale, si decise che la Germania perdesse una parte dei suoi territori ad est  perché il confine viene spostato e di conseguenza molti tedeschi che abitavano quelle zone sono costretti a spostarsi.

Si decise inoltre che la Germania e Berlino venissero divise in quattro parti:

  1. Sovietici (35% in più il centro di berlino)
  2. Americani (40%)
  3. Francesi (10%)
  4. Inglese (15%)

Nel 1949, a inizio guerra fredda, vi fu una riunificazione dei territori non sovietici e la Germania si trovò quindi divisa in due parti:

  1. Repubblica democratica tedesca;
  2. Repubblica federale tedesca (gli americani creano una moneta che unifica la parte americana con quella francese ed inglese).

*gli americani a costo di non perdere Berlino ovest visto che i russi bloccano i     collegamenti stradali con la repubblica federale tedesca incominciano a creare un ponte aereo e ciò porta al blocco dei collegamenti stradali.

Visto che la parte di Berlino ovest dà più opportunità di successo rispetto a est le persone con più capacità tendono a scappare da est ed andare a ovest e ciò porta alla creazione del muro.

Il muro di berlino è il simbolo della guerra fredda e quindi quando venne abbattuto segnala la fine di tutto.

È simbolo anche dell’incapacità dei russi di trovare consenso.

9 novembre 1989 caduta del muro e dopo circa un anno ci fu la riunificazione.

 

Lodigiani

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6. La crisi di Cuba

POST PROVVISORIO

La crisi di Cuba è un episodio della guerra fredda avvenuto nel 1962


  1. Premesse

Gli stati Uniti d’America (1833) vararono la dottrina Monroe,  che in pratica affermava di che gli americani non sarebbero intervenuti negli scontri fra europei e di conseguenza pretendevano anche gli europei non dovessero intervenire negli scontri tra le americhe, nei quali li USA si incaricavano di agire un ruolo di garanti delle libertà dei diversi stati. Questo significava che già nell’Ottocento gli USA avevano iniziato a imprre le condizioni per una loro preminenza nel nord e nel sud america.
Nel 1898 ebbe luogo a Cuba una guerra di indipendenza contro gli spagnoli (gli americani appoggiarono i cubani) e di conseguenza Cuba riuscì a diventare indipendente dagli spagnoli, grazie all’aiuto degli americani: di qui in poi i governi che si susseguono a cuba sono sotto le dipendenze americane.
A Cuba gli USA impostarono infatti una politica volta non a consolidare un sistema democratico bensì a rafforzare gli interessi delle multinazionali americane, ad esempio ottenendo il controllo delle grandi piantagioni di zucchero e tabacco o delle miniere presenti sull’isola.


2. La rivoluzione castrista
Un gruppo di guerriglieri guidati da Fidel Castro (con simpatie comuniste e socialiste) ed Ernesto Che Guevara  riesce nel 1959 a instaurare un regime di sinistra sconfiggendo Batista, dittatore sull’isola da molti anni, e gli Americani (cacciandoli).
Quando Castro si accorge che gli americani lo vogliono spodestare e si sente minacciato, pensa che allearsi con i nemici degli americani sia la cosa migliore e è quello che di fatto fa (riesce anche ad evitare uno sbarco degli americani su cuba).


3. La Crisi cubana del 1962

Nel 1962 i russi installano dei missili indirizzanti contro gli americani.
Quando gli americani incominciano ad avere dei sospetti, iniziano a mandare sopra Cuba degli aerei Spia (U2) che scoprono tutto.
A questo punto gli americani piazzano un blocco navale che non permette di accedere al mare dei Caraibi e così non permettono la fine della costruzione di questi missili.
Dopo questo ultimo scontro tra russi e americani si decise di fare una pace  (fine del 1962) con un trattato con il quale si decise che l’America doveva togliere i missili in Turchia puntati verso la russia e lasciare libera Cuba.
Invece i russi dovevano togliere i missili a Cuba.

Lodigiani Daniele

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7. La fine della guerra fredda

Nel 1985 divenne segretario del Partito Michaìl Gorbaciòv, il quale ereditò una situazione che vedeva:

  1. L’esercito sovietico ancora intrappolato in Afghanistan da una guerriglia sostenuta dagli Stati Uniti attraverso la Cia e che subiva perdite molto consistenti.
  2. La situazione polacca giunta al massimo della tensione, con tutti i capi della rivolta in prigione e il paese pronto ad esplodere: era infatti nato un gruppo anticomunista, il sindacato cattolico Solidarnosc, guidato da Walesa che chiede che la Polonia sia un paese più libero. Dal vaticano papa Wiytila, in modo occulto, aiutò finanziariamente e moralmente il movimento che, tra prove di forza e trattative, nel 1989 condusse il paese a ottenere libere elezioni. La dittatura comunista cadde e Walesa divenne capo di un governo democratico parlamentare.
  3. Lo Stato, non più in grado di sostenere i costi della sua potenza politica e militare, sull’orlo del crollo economico e del collasso morale: negozi deserti, vetrine vuote, code chilometriche davanti ai rivenditori che, saltuariamente, avevano qualcosa da smerciare, abitazioni di pochi metri quadrati in cui si stipavano quattro o cinque persone.

Di fatto l’URSS stava implodendo dall’interno, Gorbaciòv denunciò il ritardo tecnologico, gli sprechi, la corruzione che avevano portato il paese alla rovina e cercò di mobilitare la popolazione intorno a tre parole d’ordine:

  1. Glasnost: “trasparenza”, e quindi chiarezza dei programmi di governo per interrompere la catena di menzogne che avvelenava i rapporti tra il potere e la società e dibattere in pubblico le questioni culturali e politiche;
  2. Perestrojka: “ristrutturazione”, cioè introduzione della proprietà privata e della libertà d’iniziativa, riforma del costume, lotta contro l’alcolismo, la corruzione e i privilegi;
  3. Democratisàzia:, “democratizzazione”, cioè ripristino delle libertà politiche e civili, abolizione della censura e della polizia segreta, liberazione degli ultimi prigionieri dei gulag.

La crisi aperta da Gorbaciòv determinò in rapida successione la caduta dei regimi comunisti dei paesi satelliti e portò nel 1989 alla costituzione di regimi democratici in Polonia, Ungheria, Bulgaria, Cecoslovacchia e Romania.

Nel 1991, indignato per la secessione delle repubbliche, un gruppo di vecchi dirigenti del Partito tentò di effettuare un colpo di Stato. Uno stretto collaboratore di Gorbaciòv, Borìs Eltsin, salvò la situazione con l’appoggio dell’esercito, poi destituì brutalmente Gorbaciòv e contemporaneamente mise al bando il Partito comunista, accusato di avere ordito il golpe.

Il 25 dicembre di quell’anno fu ammainata per la prima volta e per sempre la bandiera con la falce e il martello che aveva sventolato sul Cremlino per più di settant’anni. Poco dopo l’Unione delle Repubbliche socialiste sovietiche fu sciolta e sostituita da una specie di comunità economica guidata dalla Russia, la Csi.

Eltsin governò fino al 1999 senza risolvere i principali problemi del paese e impegnan- do l’esercito in una nuova guerra contro una repubblica ribelle, la Cecenia, ritenuta vitale per il controllo del petrolio nella zona del Mar Caspio. Fu sostituito nel marzo 2000 da Vladimir Putin.

AUTORI: FRIGERIO, RUGGIERO

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4- La guerra del Vietnam

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4.1 Le caratteristiche del Vietnam 

Il Vietnam è uno stato con capitale Hanoi che confina con Laos,Cambogia e Cina. Lo stato si trova nell’emisfero boreale, latitudine paragonabile al Sudan ed ha una forma allungata. Ha un clima tropicale con folta vegetazione ed è ricca di fiumi tra cui il fiume Meckong (è importante perché si trova nel sud ed alcuni episodi decisivi della guerra si combatterono lì) e il fiume rosso, ed è ricca di montagne. Importante è anche il golfo del Tonchino, dove nel 1964 gli americani accusarono i vietnamiti di avere attaccato le loro navi (probabilmente solo un pretesto per un intervento militare sulla terra ferma).


4.2 Il Vietnam fino al secondo dopoguerra

La Francia impose, tra il 1858 e il 1883, un dominio diretto sul Vietnam, pur lasciando formalmente sul trono le dinastie locali. Durante la seconda guerra mondiale il Vietnam fu invaso dall’Impero giapponese, che costituì l’Impero del Vietnam. L’unica forza politica interna al paese in grado di contrastare l’occupazione fu quella guidata dal leader comunista-nazionalista Ho Chi Minh, il quale, alla fine della guerra, proclamò l’indipendenza del paese e dichiarò nullo il trattato di protettorato siglato nel 1883 con la Francia. A questo punto la Francia intervenne militarmente nel tentativo di ristabilire il suo controllo sul paese. Di conseguenza iniziò un conflitto tra francesi e Vietminh perché tutti e due si volevano espandere, ma alla fine i francesi nel 1954 vennero sconfitti a Dien Bien Phu , nel nord del paese.


4.3 La conferenza di Ginevra (1954)

Il 12 luglio 1954, si concluse la guerra in Indocina e si arrivò alla firma del cessate il fuoco e al nuovo assetto dell’intera regione: Vietnam del Nord con capitale Hanoi, Vietnam del Sud con capitale Saigon, divise dal 17º parallelo. L’unificazione sulla base di elezioni libere con supervisione internazionale si sarebbe dovuta tenere nel luglio del 1956.

A nord si formò una repubblica democratica comunista con capitale Hanoi, mentre il sud divenne uno stato capitalista, con capitale Saigon. Secondo l’accordo di Ginevra, nel giugno del 1956 si avrebbero dovuto tenersi delle libere elezioni volte ad unificare la nazione, ma queste elezioni non si svolsero mai, perché il sud, consapevole del rischio di perdere le elezioni, si rifiutò di seguire quanto stabilito a Ginevra. Questo porta nel sud del paese la nascita di un movimento di guerriglia appoggiato dal nord: si tratta dei Viet Cong, che si erano formati per contrastare gli anticomunisti.


4.4 La guerra del Vietnam e l’intervento americano

Il conflitto venne combattuto a partire dal 1956, e che si concluse il 30 aprile 1975. La guerra si svolse prevalentemente nel territorio del Vietnam del Sud e vide contrapposte le forze insurrezionali filo-comuniste, sorte in opposizione al governo autoritario filo-americano costituito nel Vietnam del Sud, e le forze governative del Vietnam, create dopo la conferenza di Ginevra del 1954. Gli USA presero il ruolo dei francesi nel controllo del sud e decisero di impegnarsi per difendere la presenza capitalista in quella zona, perché pensavano che se  i comunisti fossero riusciti a sconfiggerli tutti avrebbero pensato che il capitalismo era debole rispetto al comunismo e ciò poteva portare ad un effetto domino (in pratica una sconfitta lì avrebbe determinato una reazione a catena di attacchi contro le postazioni americane nel  mondo).

La guerra dura circa 20 anni, e fu la prima e unica grande sconfitta americana: nonostante l’utilizzo di bombe al Napalm (anche sui civili) gli americani vennero sconfitti dalla guerriglia Viet Cong, che come strategia usava la sorpresa (nascondendosi) ed evitava lo scontro diretto “in campo aperto” perché sapeva di non essere all’altezza.

Inizialmente gli americani cercarono di creare consenso attraverso la creazione in Vietnam di villaggi agricoli: voluti da Kennedy nel 1962, prevedevano che le famiglie vietnamite venissero riunite, spesso con la forza, in villaggi fortificati. Gli Stati Uniti si impegnarono a fornire aiuto tecnico-economico per portare ad autosufficenza e autoamministrazione i villaggi. L’idea dietro questa operazione era di creare degli imprenditori agricoli, portare modernizzazione nel territorio e soprattutto creare consenso verso gli Stati Uniti; invece si rivelarono un totale fallimento, perchè crearono solo lavoratori sfruttati in villaggi simili a prigioni.

Il Vietnam del nord nello stesso periodo costruì un sentiero lunghissimo che passava in Vietnam e in Cambogia, lo scopo di questo sentiero era l’esportazione di armi nel sud del paese per rinforzare i viet cong. Quindi mentre gli americani cercano di creare consensi (non pensano alla guerra), il nord si rinforza militarmente.

Nell’agosto del 1964 gli americani si accorsero che la loro strategia non funzionava, allora cercarono un pretesto per dichiarare guerra al nord. Inventano un incidente accaduto nel golfo del Tronchino, che consisteva nell’attacco da parte dei vietnamiti a delle navi americane e ciò fu un pretesto per intervenir: Lindon Jonson (il presidente degli USA  quel periodo dopo l’uccisione di kchennedy nel 1963) decise infatti di inviare i marines ad attaccare il Vietnam e i viet cong.


4.5 Dal 1968 alla sconfitta americana

Durante il capodanno vietnamita (Tet), tra il 30 e il 31 gennaio del 1968, furono portati una serie di attacchi paralleli a sorpresa alle basi americane. L’offensiva fu lanciata dall’esercito nordvietnamita e dai vietcong. Le azioni militari si svolsero praticamente in tutte le maggiori città del Vietnam del Sud e contro la base statunitense di Khe Sanh. L’offensiva non riuscì a sfondare le linee americane, ma fu ugualmente determinante per il forte impatto che ebbe sui mass media e sull’opinione pubblica; dopo questi attacchi i media riuscirono a trasmettere gli assalti alle città e alle ambasciate americane.

A questo episodio fece seguito il massacro di My Lay. Fu un massacro di civili inermi che avvenne durante la guerra del Vietnam, quando i soldati statunitensi della Compagnia Charlie, della 11a Brigata di Fanteria Leggera, agli ordini del tenente William Calley, uccisero 347 civili pensando che il villaggio ospitasse dei Vietcong. Il massacro avvenne il 16 marzo 1968 a My Lai; i soldati si abbandonarono anche alla tortura e allo stupro degli abitanti. La brigata fu fermata dall’equipaggio di un elicottero USA in ricognizione, che atterrò frapponendosi tra i soldati americani e i superstiti vietnamiti. Il pilota, sottufficiale Hugh Thompson Jr., affrontò i capi delle truppe americane e disse che avrebbe aperto il fuoco su di loro se non si fossero fermati.

Con la pace di Parigi, firmata nel 1973, consisteva nell’abbandono da parte degli americani del Vietnam. Infine il Vietnam del nord riuscì ad unificare il paese e quindi il Vietnam diventò un paese comunista.

Il 30 aprile 1975, Saigon (capitale del Vietnam del Sud)  cadde nelle mani del Vietnam del Nord e decisero di cambiargli il nome e divenne città di Ho Chi Minh (non è più la capitale.

La riunificazione ufficiale del Vietnam avviene nel 1976.


4.6 Conseguenze della guerra del Vietnam

Non si potrà mai sapere il numero preciso dei morti: si pensa che possano essere circa 3 o 4 milioni. I Marines morti sono 58.000, invece i feriti circa 153.000 e i soldi spesi sono circa 150 miliardi di dollari.

Nel 1976 i soldati americani  (CIA) scappano dalla capitale saigon per sfuggire ai vietnamiti.

Ripercussioni negli USA: Per gli USA una forte conseguenza della sconfitta in Vietnam fu sul piano politico in quanto diedero un immagine sfavorevole a livello mondiale per la prima grande sconfitta e per gli atti di crudeltà. A seguito di questa sconfitta gli Stati Uniti frenarono la loro politica di espansionismo. Dovettero affrontare grandi costi per la riconversione delle fabbriche e nacque il movimento hippy.

Ripercussioni in Vietnam:  A causa dei bombardamenti al napalm e all’agente arancio ci furono un grande numero di aborti e malfomazioni, molte foreste vietnamite furono distrutte, gran parte delgi edifici, fabbriche e coltivazioni furono gravemente danneggiati o distrutti e inoltre ci fu un esodo di massa verso le città.

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3- La guerra di Corea

3) Guerra Corea

La Corea, che per secoli era stata uno stato vassallo dell’Impero cinese, era stata occupata dal Giappone a inizio Novecento: il Giappone stava infatti diventando uno stato molto forte in tutti i campi (si stava potenziando in campo politico, economico e militare) e stava cercando di diventare il paese egemone in tutto il sud-est asiatico.

Tale progetto giapponese fallì di fatto con la seconda guerra mondiale. Nel 1945 i russi e gli americani cercarono e riuscirono a sconfiggere i giapponesi conquistando i territori dove i giapponesi erano presenti, come la Corea. A fine guerra dunque i russi occuparono il nord della Corea, mentre gli americani i territori del sud, dividendo di fatto lo stato asiatico lungo il trentottesimo parallelo e fissando lì il confine.

La Corea si trovò dunque così organizzata:

  • Corea del Nord: governata da Kim Il Sung (comunista), alleata dell’Unione Sovietica;
  • Corea del Sud: governata da Syngman Rhee (capitalista), alleata degli Stati Uniti d’America.

Tra il 1949 ed il 1950 le tensioni tra i due paesi erano diventate sempre più dure, con i governi di entrambi che avrebbero voluto guidare la riunificazione della nazione coreana. Dopo alcuni episodi minori lungo il confine, il confronto divenne presto infuocato, con gli eserciti dell’URSS e degli Stati Uniti pronti a rientrare nel paese che avevano abbandonato solo all’inizio del 1949.

Nel 1950 Kim Il Sung, grazie anche all’appoggio economico e materiale dell’Unione Sovietica, decise di invadere la Corea del Sud penetrando e occupando rapidamente buona parte dei territori. La risposta americana fu immediata: dopo aver ottenuto il mandato ONU (grazie all’assenza dell’Unione Sovietica per protesta contro il mancato riconoscimento della Cina comunista di Mao Tzedong in quella sede), con il comando del generale Mac Arthur l’esercito americano liberò la Corea del Sud e, oltrepassando il mandato ONU, penetrarono nella Corea del Nord avvicinandosi pericolosamente al confine cinese (tra l’altro Mac Arthur minacciò l’uso della bomba atomica per sventare il pericolo comunista).

Fu allora che intervenne anche il governo cinese: a novembre oltre centomila uomini furono inviati in Corea. Con l’appoggio del paese di Mao, il Nord riuscì di nuovo a superare i confini con il Sud. Nell’aprile del 1951, Il presidente americano Harry Truman decise di sostituire il generale Mac Arthur con il comandante Matthew Bunker Ridgway, aprendo inoltre le trattative con la Corea del Nord.

Due anni dopo l’inizio delle trattativene luglio del 1953, la fine dei negoziati sancirà il ritorno alla situazione precedente alla guerra, con il confine stabilito sul 38° parallelo: secondo le stime la guerra causò più di un milione di morti, secondo alcune stime persino tre milioni.

 

AUTORI: LODIGIANI, FRIGERIO

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Approfondimento: la dottrina Kennan

George Frost Kennan (1904–2005) è stato un diplomatico e ambasciatore statunitense. Dal luglio del 1944 all’aprile 1946 venne inviato come capo diplomatico statunitense a Mosca. Lì conobbe in modo approfondito il mondo sovietico, il suo funzionamento e le sue ambizioni. Alla termine della missione, inviò un telegramma da Mosca al Segretario di Stato americano sottolineando la necessità di una nuova strategia da seguire nelle relazioni diplomatiche con l’Unione Sovietica, che avrebbe influenzato la politica estera del presidente Truman.

Secondo Frost Kennan il regime sovietico era intrinsecamente “espansionista” ed anti-capitalista, ed era inutile cercare un compromesso con Stalin, sebbene se gli stessi sovietici, ipotizzando un crollo futuro del capitalismo, non volevano affrettare un nuovo scontro militare a fine seconda guerra mondiale contro gli americani.

Di conseguenza la migliore strategia era quella del contenimento dei sovietici. Tale contenimento aveva due risvolti: da un lato doveva consistere nell’opporsi ad ogni azione offensiva russa in qualsiasi parte del mondo, dall’altro nell’intraprendere un’azione ideologica negli Stati Uniti e nel resto del “mondo libero” con operazioni come il piano Marshall per costruire consenso attorno al modello americano.

Concludendo, lo scopo primario degli USA doveva essere secondo Kennan quello di impedire la diffusione del comunismo nelle nazioni non comuniste. La Dottrina Truman mirava a questo obiettivo, e il contenimento fu uno dei suoi principi cardine. Questo portò il supporto statunitense anche a regimi non democratici purché bloccassero la diffusione del comunismo.

 

AUTORI: LODIGIANI, PIZZI,IACOBBE, FRIGERIO

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Le vite degli altri

POST PROVVISORIO

Scheda film

Titolo: Das Leben der Anderen

Anno pubbl.: 2006

Regista: Florian Henckel von Donnersmarck

Premio Oscar 2007, miglior film straniero

RIASSUNTO:

Berlino est anni ’80. Durante la guerra fredda il capitano della STASI Gerd Wiesler è incaricato di spiare un famoso scrittore, di nome Georg Dreyman. Pur essendo uno degli uomini più abili dei servizi segreti, Wiesler entra in crisi seguendo la vita dello scrittore e della sua compagna, l’attrice Christa-Maria Sieland, rendendosi conto delle ingiustizie del sistema per il quale lavora.

Lo scrittore, con una macchina da scrivere nascosta, scrive un articolo anonimo sull’altissima percentuale dei suicidi della DDR pubblicato sul Der Spiegel in Germania ovest, per denunciare i problemi del Germania dell’est. Wiesler lo copre, falsificando i verbali delle registrazioni dei colloqui in casa Dreyman. Alla fine però un superiore di Wielser interroga la compagna dello scrittore e scopre il nascondiglio della macchina da scrivere: i soldati vanno a cercare la macchina da scrivere ma non la trovano perché il comandante Wiesler che li spiava la nasconde. Christi-Maria Sieland però, ignara dell’intervento di quest’ultimo, si suicida per il dolore del tradimento.

Wiesler, ormai scoperto, è così costretto ad abbandonare il suo ruolo di agente della STASI: la sua carriera è finita. Dopo il crollo del muro di Berlino lo scrittore Dreyman scopre il ruolo avuto da Wiesler nel suo caso, e decide di scrivere un libro intitolato Ballata per uomini buoni dedicato all’ex agente della STASI.

ANALISI:

 

 

AUTORI: ZAINAGHI, GALATI, FRIGERIO

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2- Come inizia la guerra fredda

L’espressione Guerra Fredda fu coniata dal giornalista americano Walter Lippmann per caratterizzare una contrapposizione ideologica e uno scontro sul piano politico fra  l’URSS e gli Stati Uniti d’America. È in realtà difficile stabilire il momento esatto nel quale tale conflitto ha inizio. Si può piuttosto parlare di una serie di step che portano fra il 1945 e il 1949 a ritrovarsi con la guerra fredda in atto. Vediamo i principali passaggi:

  1. Due modelli politico-economici incompatibili: mentre il modello americano considera il valore fondamentale quello della libertà, il modello sovietico mette al primo posto l’uguaglianza. A partire da questi due diversi principi si vanno costruendo ben prima della seconda guerra mondiale due diversi tipi di società: quella americana capitalista e quella russa comunista. La prima (capitalista) è di fatto molto simile alla nostra società attuale, nella quale si accettano le differenze di reddito e la proprietà della maggior parte delle aziende e delle attività economiche è in mano a privati cittadini. La seconda invece (comunista) è molto diversa dalla nostra attuale e si basa sulla “collettivizzazione dei mezzi di produzione”. Questo significa che tanto le aziende quanto i terreni agricoli o più in generale ogni attività economica sia sotto il diretto controllo (di proprietà) dello stato, cioè della collettività. In questo sistema tutti i cittadini sono (almeno in teoria) uguali fra loro,  hanno cioè diritto ad un salario uguale e agli stessi beni (una casa ecc..) e sono di fatto tutti “dipendenti dello stato”.
  2. Conferenza di Yalta (1945): Conferenza tenutasi dal 4 al 11 Febbraio 1945 presso Jalta, in Crimea, nella quale i capi politici dei tre principali paesi Alleati si spartirono l’Europa dopo la seconda guerra mondiale. I tre protagonisti furono Roosevelt, Churchill e Stalin, capi rispettivamente dei governi degli Stati Uniti, del Regno Unito e dell’unione Sovietica. L’Europa orientale finisce sotto l’influenza sovietica, mentre quella occidentale sotto l’influenza americana.
  3. La Dottrina Truman (1947): La Dottrina Truman è una strategia politica ideata dal presidente degli stati uniti Truman proposta il 12 marzo 1947. La dottrina si proponeva di contrastare le mire espansionistiche dell’avversario (comunismo) nel mondo e si basava anche sulla teoria del Containment di Kennan (vedi approfondimento).
  4. Il Piano Marshall (1947): Il Piano Marshall fu uno dei piani politico-economici statunitensi per la ricostruzione dell’Europa dopo la seconda guerra mondiale. Il discorso venne tenuto dall’allora segretario di stato statunitense George Marshall il quale annunciò al mondo, il 5 giugno 1947, dall’università di Harvard, la decisione degli Stati Uniti di avviare l’elaborazione e l’attuazione di un piano di aiuti economico-finanziari per l’Europa. Marshall affermò in quell’occasione che l’Europa avrebbe avuto bisogno di ingenti aiuti da parte degli Stati Uniti, e che, senza di essi, gran parte dell’Europa avrebbe conosciuto un grandissimo deterioramento delle condizioni politiche, economiche e sociali. Il piano previde uno stanziamento di circa 14 miliardi di dollari per un periodo di quattro anni e una fornitura di beni di prima necessità (acqua, viveri, medicinali…) sui quali era applicata un etichetta con il logo americano. Le uniche richieste avanzate ai paesi aderenti erano in primo luogo che nei governi che ricevevano i fondi non ci fossero persone filo comuniste, in secondo luogo che i governi europei, attraverso l’OECE (organizzazione europea per la cooperazione economica) si coordinassero nella gestione dei fondi. Di fatto grazie a questo piano gli Stati Uniti crearono un forte consenso negli stati europei capitalisti, riuscendo così a mantenere governi filo-capitalisti tramite delle elezioni democratiche, cosa che i russi non furono in grado di fare all’interno del blocco sovietico, dovendo ottenere molto spesso con l’uso della forza il dominio nei paesi satelliti. L’U.R.S.S infatti rifiutava il pluralismo democratico (molteplici partiti in competizione), utilizzando invece un sistema a partito unico, dove veniva imposto a tutti i paesi del blocco sovietico un modello comunista.
  5. In cina si afferma il comunismo(1949): con Mao Zedong, portavoce del Partito Comunista Cinese dal 1943 fino alla sua morte, il partito comunista conquistò il potere in Cina a seguito della vittoria nella guerra civile (1 ottobre 1949) e alla fondazione della Repubblica Popolare Cinese, di cui dal 1949 fu presidente.
  6. Nasce la nato N.A.T.O (1949): La North Atlantic Treaty Organization, in sigla, N.A.T.O, fondata i 4 aprile 1949, era un alleanza militare concepita in modo tale che se l’Unione Sovietica avesse lanciato un attacco contro uno qualsiasi dei paesi membri, questo sarebbe stato considerato da ciascun paese membro come un attacco diretto all’organizzazione, ed era quindi rivolta a intervenire soprattutto in caso di una temuta invasione sovietica dell’Europa occidentale.
  7. Nasce il Patto di Varsavia (1955): fondato nel 1955 in risposta alla N.A.T.O, era un’alleanza militare tra i paesi del blocco Sovietico. I membri dell’alleanza promettevano di difendersi l’un l’altro in caso di aggressione occidentale. Il patto viene sciolto nel 1991 a seguito della sconfitta sovietica nella guerra fredda.

 

AUTORI: PIZZI, IACOBBE, FRIGERIO

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